I ragazzi del Casti vincono Concorso “IL CAMMINO”
La Scuola Casti ha sbaragliato tutta la concorrenza! Quattro ragazzi delle quinte si sono trovati tra i primi otto selezionati per aver scritto l’elaborato di italiano più interessante! Mercoledì 19 Gennaio nell’aula magna della Sede delle Scuole KARIS in Via Regina Elena 114, Ginevra, Daniele, Anna Paola e Rebecca sono stati premiati per il loro elaborato letterario scritto il 23 Novembre 2016. Brici Ginevra (VA) ha ricevuto il primo premio ritirando una Borsa di Studio di 500 euro. Zaghini Daniele (VC) è entrato nei primi 8 alunni di Rimini che hanno ricevuto una menzione speciale per il loro tema, insieme ad Angelucci AnnaPaola (VA) e Vaccheri Rebecca(VA).
Le insegnanti Starnini, Cesarini e Partisani che li hanno accompagnati rivelano la loro soddisfazione e ringraziano i genitori che li hanno portati nel giorno della stesura alla sede Comasca, dopo aver saputo dalla scuola del Bando del Concorso 2016/17. Per informazioni sul bando in oggetto si può visitare la pagina del sito http://www.karis.it/concorso-il-cammino-karis-foundation.
Per l’intervista e il testo vincitore potere aprire l’articolo qui di seguito: Concorso letterario 19 gen 2017
i partecipanti al Concorso letterario, sezione Scuola Primarie, sono stati invitati ad inventare un racconto originale e creativo ispirato da quattro immagini in sequenza che gli erano state mostrate su una LIM dagli organizzatori. Questo il testo integrale di Brici Ginevra:
Gabriele! Ti ricordi vero?”
Gabriele si ricordava benissimo: la mamma lo aveva chiamato perché doveva uscire con Filippo, il ragazzo insopportabile con cui andava in classe. I due tredicenni litigavano sempre e, le loro mamme, che erano molto amiche, volevano far diventare i due ragazzi migliori amici. Il “piano” delle due mamme era far stare loro insieme, così si sarebbero conosciuti meglio. Gabriele e Filippo, però, erano l’uno l’opposto dell’altro: il primo era moro, basso, occhialuto, il primo della classe; l’altro era biondo, alto, molto birichino, bulletto e amante del calcio. Gabriele non aveva scelta, così si incamminò verso il luogo dell’appuntamento un sottobosco vicino a casa sua, dato che abitava in campagna. Filippo lo stava già attendendo lì, appoggiato ad un albero, con il pallone da calcio, ovviamente. “Ciao fratello, come butta?” disse il biondo. “Senti oggi non sono in vena!” rispose l’altro. “Se non sei in vena allora ti ci vuole una bella passeggiata…” disse Filippo con tono maligno. “Seguimi!” continuò. Gabriele non lo voleva seguire, ma …
Filippo si era già inoltrato nella fitta macchia di alberi scuri. Allora Gabriele lo seguì e gli chiese se era matto in modo brusco. Filippo a quella “domanda” si arrabbiò e urlò: “Se in questo momento sei qui con me, non è mica colpa mia! Potevi decidere di restartene a casa tua! Se per te io sono matto va bene, ma se io voglio stare qui, sto qui! Sai una cosa? Se dobbiamo litigare tutto il tempo io me ne vado!” Anche Gabriele decise di a
ndarsene, anzi disse a Filippo che poteva pure restarsene lì, che se ne sarebbe andato lui. “Così almeno non ci rivedremo più!” aggiunse andandosene stizzito. Lui ovviamente scherzava, ma quando quella sera suonarono a casa sua piangendo i genitori di Filippo e chiedendo se lo aveva visto perché non era tornato a casa, avrebbe voluto non aver mai scherzato su queste cose. La mamma di Gabriele disse che aveva visto Filippo poco prima che suo figlio tornasse a casa dopo quell’incontro. Disse che sembrava che si stesse dirigendo verso il bosco di Est, non quello di Ovest dove si erano incontrati i due ragazzi. Allora Gabriele prese velocemente la propria bicicletta e disse che non avrebbe cenato per ritrovare l’”amico”… ma non lo trovò. Così lo cercò anche il giorno dopo in pieno pomeriggio finchè al tramonto, sentì un lamento così triste che a sentirlo veniva da piangere. Questo suono proveniva da dietro un cespuglio. Gabriele aggirò l’arbusto e … Cosa vide? Filippo, tutto bagnato di lacrime sporco di terra e graffiato. I ragazzi si abbracciarono. “Cosa hai fatto?” chiese Gabriele. Filippo rispose piangendo: “Il fatto è che io faccio il bullo e litigo sempre con gli altri perché mi sento solo. I miei genitori lavorano t-tutto il giorno, i miei n-nonni n-non ci sono p-più e non ho z-zii…” Gabriele provò compassione per lui. Lo aiutò ad alzarsi. “Vieni” lo tranquillizzò “ti porto a casa tua per medicarti le ferite e bere”. Così si incamminarono insieme, sulla stessa strada e verso nuovi orizzonti, alla luce di quel tramonto che, a differenza della loro amicizia, dopo pochi minuti, svanì.